Olio su tela – Dimensioni 123 X 106 cm
“Salomè con la testa del Battista”
Salomè fu una principessa giudaica, figlia di Erodiade e di Erode Filippo I, protagonista di un episodio narrato nel Vangelo di Marco (6,17-28) e nel Vangelo di Matteo (14,3-11), che la vede come protagonista nella vicenda del martirio di Giovanni Battista.
“…La figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: “Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista…“
Nei passi biblici in cui compare Salomè, viene chiamata, come si vede, non col proprio nome, bensì con l’appellativo “figlia di Erodiade”. È solo con lo storico Giuseppe Flavio che si viene a conoscenza del nome della “figlia di Erodiade”, Salomè.
La Salomè descritta nei passi del Vangelo risulta priva di motivazioni e di volontà propria: infatti sembra essere uno strumento della perfida volontà della madre. Solo nel porre la richiesta a Erode, ha un’iniziativa sua: chiede di avere la testa di Giovanni Battista su un piatto, per non sporcarsi le mani o perché solo l’idea di toccare il macabro oggetto con le mani le suscita orrore. Per questo il piatto diventerà l’attributo distintivo di Salomè nella maggior parte delle iconografie che la riguardano. In realtà una Salomè storica è esistita davvero e ne abbiamo il profilo su un verso di una moneta coniata nel 54 d.C.
La storia di Salomè è un incrocio fra storia e leggenda, un mito affrontato per secoli da artisti, in ogni campo: Caravaggio nella pittura, Oscar Wilde nel teatro, Richard Strauss nella musica.
Nel modello artistico, Salomè, giovane incosciente strumento di vendetta della madre, diventa il simbolo della più devastante e morbosa lussuria.