“ La punizione di Marsia “
Giovanni Stefano Danedi detto il Montalto
Bellissimo dipinto che raffigura un passo molto interessante della mitologia rappresentata dalla metamorfosi di Ovidio, gli elementi della punizione sono fedelmente rappresentati ; la lira a braccio di Apollo , la figura sofferente di Marsia che legato ad un albero paga con la vita la sua abilità musicale ed infine Apollo che si presta a scuoiarlo.
Completa il dipinto una bella cornice in legno scolpito e dorata con metodo a foglia oro.
Dimensioni Tela = 90 X 70
Dimensioni con cornice = 118 X 91 cm
La punizione di Marsia
il mito: questa è la triste storia di Marsia, il satiro che sfidò un dio, sebbene a colpi di musica. Tutto iniziò quando la dea Artemide inventò il flauto. Sebbene ne fosse ottima suonatrice gli altri dei dell'Olimpo la prendevano in giro. Un giorno specchiandosi in un lago mentre suonava si accorse che la sua faccia era totalmente stravolta, ovvero che mentre suonava le guance gli si gonfiavano e arrossivano e perdeva così la grazia che la caratterizzava. Decise allora di buttare via il flauto. Quando Marsia lo trovò si mise a suonarlo e ben presto divenne molto abile. Decise allora di sfidare Apollo con la sua lira a spalla, sarebbe stato il re della Frigia, Mida, il giudice della gara. Dopo averli ascoltati Mida decretò che il vincitore era Marsia. Apollo, furioso, aggiunse una nuova prova alla gara. Il vincitore sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a suonare lo strumento al contrario. Mentre ciò era possibile con la lira, non lo era affatto col flauto. Così Mida dichiarò Apollo vincitore e questi volle vendicarsi scorticando il povero Marsia.
Giovanni Stefano Danedi (o Doneda), detto Montalto (Treviglio, 5 gennaio 1612 – Milano, 19 settembre 1690).
Con il fratello maggiore Giuseppe risulta il massimo esponente di questa famiglia di pittori trevigliesi che opera in Lombardia sino alle soglie del Settecento. La sua formazione artistica avviene all'interno del tessuto culturale milanese di quegli anni e subisce l'influenza figurativa dei massimi artisti del primo Seicento ambrosiano: il Morazzone, il Cerano, Giulio Cesare e Camillo Procaccini, Carlo Francesco Nuvolone. Nel 1641, insieme al fratello Giuseppe, collaborò nel grande affresco raffigurante l'Assunzione nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Pavia. Tra il 1641 e il 1648 entrambi i fratelli soggiornano a Roma, dove hanno modo di conoscere e apprezzare nuovi linguaggi e suggestioni pittoriche, venendo a contatto con le opere di Pietro da Cortona. Buona parte della produzione artistica del Montalto riguarda la pittura sacra in territorio lombardo; di non minore rilevanza è però anche il contributo alla decorazione barocca di argomento profano, in ville e palazzi lombardi di famiglie illustri, come i Borromeo e gli Arese.
A partire dal 1648, dopo il soggiorno a Roma, il suo stile fu influenzato sempre di più dalla pittura barocca. Lo testimoniano sia gli affreschi del presbiterio del duomo di Monza, del 1648, sia gli affreschi successivi di Villa Frisiani Mereghetti a Corbetta (1656), quelli della sesta e della settima cappella di destra nella Certosa di Pavia (1671-1688), la decorazione della XVII cappella e della cupola del Santuario del Sacro Monte di Varallo, la Madonna, Sant'Anna e Gesù Bambino nella chiesa del Santo Crocifisso ad Asso e la pala con l'Assunzione della Vergine nella chiesa di Santa Maria Assunta a Giubiasco.