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Scheda articolo 149315
Autore : JOSEF VYJÍDÁCEK (Olomouc, 1887 – Prostejov, 1943)
MADONNA COL BAMBINO SAN GIOVANNINO E UN ANGELO - olio su tela firmato e datato 1938 del pittore accademico ceco Josef Vyjídácek (liberamente tratto dalla "Madonna Terranuova" di Raffaello) 
Epoca : Anni 30

MADONNA COL BAMBINO SAN GIOVANNINO E UN ANGELO

(opera datata e firmata liberamente tratta dalla Madonna con il Bambino, san Giovannino e un santo bambino

di Raffaello detta ”Madonna Terranuova”)

Olio su tela (datato 1938 e firmato) di

JOSEF VYJÍDÁCEK (Olomouc, 1887 – Prostejov, 1943)

Repubblica Ceca (ex Cecoslovacchia)

 

Dipinto di ottima qualità compositiva, realizzato negli anni Trenta del Novecento, dal pittore accademico ceco Josef Vyjídácek. La firma del maestro e la data (1938) sono visibili in basso a sinistra.

L’artista, accademico insigne del Narodnj Museum di Praga (dipinse, fra gli altri, un Ultima cena e un Ritorno del Figliuol prodigo nella volta della chiesa di San Nicola a Topolany, in Moravia), riprende qui liberamente un tema caro a molti artisti rinascimentali e, segnatamente, a Raffaello nel celebre tondo su tavola “Madonna Terranuova” (1504-1505), oggi conservato presso la Gemaeldegalerie dello Staatliche Museum di Berlino.

La scena della Madonna al centro della composizione col Bambino che allunga un cartiglio a San Giovannino mentre un angelo (a differenza del dipinto di Raffaello che raffigura invece un santo bambino), sulla destra della scena, porge a Maria degli “ellebori” (o rose di Natale), è una rappresentazione devozionale, frutto della tradizione evangelica. La presenza dell’angelo (una libera scelta del maestro ceco) ci ricorda l’Annunciazione, il dono delle rose di Natale a Maria (un gesto gentile dell’angelo verso Maria che rappresenta una grande novità rispetto all’originale raffaellesco) e il Bambino in grembo alla Madre, sono il ricordo della Natività. Mentre il contatto fra il Bambino e San Giovannino, attraverso il cartiglio, è una visione di ciò che verrà, quando San Giovanni Battista battezzerà Gesù Cristo sulle rive del Giordano. A partire dal Quattrocento San Giovannino (San Giovanni Infante) è raffigurato come un bambino riccio, con una croce composta di legni o canne incrociate da cui si diparte il cartiglio (con, in genere, la scritta ECCE AGNUS DEI) che viene srotolato dal Bambino, mentre un saio fatto di pelle di capra o cammello è indossato dal piccolo Battista. Gli attributi hanno questa spiegazione: la croce è simbolo del suo ruolo di precursore che anticipa la morte di Cristo, è molto semplice per indicare la povertà e l'umiltà di Giovanni. Il cartiglio riporta le parole che Giovanni ebbe a pronunciare vedendo Gesù al Giordano (come narrato nei Vangeli). la pelle di cammello o capra della veste è un particolare anch'esso derivato dalle scritture e dagli apocrifi in cui si narra della povertà di Giovanni nel deserto e si dice vestisse proprio di queste pelli.

Alle spalle dei protagonisti, protetti da un possente muro di cinta che raggiunge quasi le spalle di Maria, si stagliano delle acque e, sullo sfondo, a sinistra, una città turrita (forse Gerusalemme) cinta da mura, mentre a destra un’antica torre sporge da un promontorio roccioso.

La figura del tondo originale di Raffaello (detta “Terranuova” perché appartenuta all’omonima famiglia ducale), così popolare nell'arte fiorentina di fine secolo, è riempita dall'artista con la Madonna al centro, seduta e con le gambe non interamente visibili, che regge in grembo il Bambino, colto in una torsione che lo mostra semidisteso mentre si rivolge a san Giovannino sulla sinistra; un altro fanciullo bilancia la composizione a destra. I tre putti appaiono collegati, con ritmi e pause, lungo una fascia orizzontale e parallela a quella dell'orizzonte. Il vivo intreccio di gesti e sguardi tra i personaggi, studiati nella loro naturalezza, rimanda alle opere di Leonardo da Vinci, che ebbero notevole influenza sul giovane artista all'inizio del periodo fiorentino.

L’artista ceco Josef Vyjídácek riesce a coniugare magistralmente il rispetto dell’opera originale raffaellesca con l’esigenza, tutta personale, di fornirne un’INTERPRETAZIONE calibrata e consapevole di chi non intende realizzare soltanto una “copia” (sia pure di qualità) ma piuttosto, attraverso l’introduzione di elementi nuovi ed originali, una RIVISITAZIONE. Filtrata e trasfigurata attraverso propri pensieri ed emozioni.

 

OPERA DI GRANDE IMPATTO VISIVO ED EMOTIVO

Rep. Ceca – 1938 (opera firmata e datata)

Misure: alt. cm. 70,5 – larg. cm. 92,5 (tela) - (con cornice lignea radicata: 92,5 x 113,5)

 

€ 5.900,00

 

Nota storico-artistica

A partire dal XVIII secolo, in Europa ed anche in Italia, si sviluppò largamente la riproduzione più o meno fedele di opere considerate particolarmente significative all'interno della storia dell'arte, dunque spesso utilizzate come strumento didattico nelle accademie, come sostitute di un originale nelle collezioni private, e come ricordo da portare nelle proprie dimore al termine di viaggi. La riproduzione, reinterpretazione e rivisitazione di opere d'arte più antiche, durante questi secoli, rappresentano un importante fenomeno per la ricostruzione della storia del gusto, la diffusione e il permanere di alcune formule iconografiche e in alcuni casi anche per il recupero di antiche tecniche cadute in disuso. 

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Provincia di visione : RA (Ravenna)