Dipinto olio su tela dalle dimensioni di 67 x 45 cm senza cornice e di 82 x 60 raffigurante un vaso di fiori del pittore Niccolò Stanchi ( Roma 1626 – 1690 ).

I fratelli Stanchi (Giovanni, Niccolò e Angelo), pittori romani del XVII secolo, famosi e corteggiati dalla committenza dell'epoca, furono, in seguito, totalmente ignorati dalla critica storica, la quale stese, su di loro, un silenzio tanto assoluto quanto incomprensibile.

In realtà, la loro copiosa e mirabile produzione di fiori e di nature morte avrebbe meritato ben altro destino.

Stante la premessa, la ricostruzione di un catalogo ragionato delle opere venute alla luce negli ultimi tempi si è rivelata impresa nient'affatto semplice. A complicare il tutto, si aggiunga che, almeno sino ad ora, non è stato rinvenuto alcun dipinto degli Stanchi recante la firma e la data. Esiste, bensì, una vasta serie di opere conservate presso antiche collezioni dei Medici, dei Borghese, dei Colonna e dei Chigi inventariate con attribuzione ai fratelli Stanchi. Ciò ha consentito, alla luce di una rigorosa metodologia basata sul confronto, di individuare, in molti dipinti, la mano di Giovanni e Niccolò Stanchi.

Accanto a lui, più giovane di una generazione, emerge il fratello Niccolò, che cresce nella bottega di Giovanni; Egli collabora a molte nature morte del fratello, evidenziando una libertà espressiva maggiore rispetto a quella di Giovanni, più controllata e severa.

Infatti, benché si muova nel solco fraterno, Niccolò introduce, nelle nature morte, brani naturalistici smaglianti, di un effetto compositivo stupefacente e tale da arricchire la poetica della natura morta, al tempo dominata dall'estetica barocca.

In ciò, l'artista appare sensibile alla lezione di pittori quali Michelangelo Cerquozzi, Mario dei Fiori, Michelangelo Pace e, su tutti, Abraham Brueghel,

In realtà, lo stesso Niccolò non si sottrae alle suggestioni del Barocco, ma il suo rimane pur sempre un Barocco moderato, in cui la luminosità delle tinte frena l'impetuosa esuberanza del movimento dominante.

In tale intreccio culturale vede la luce la composizione in oggetto (Fiori in vaso di terracotta su un ripiano), nella quale l'incontro con la lezione di Mario dei Fiori viene temperato dal taglio compositivo più sobrio e controllato. Ciò detto, il dipinto reca innegabile l'influsso di Mario dei Fiori al punto da indurci a sostenere che, se fosse emerso qualche anno prima, sarebbe stato, con ogni probabilità, schedato con attribuzione a Mario dei Fiori.

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Dr. Riccardo Moneghini

Storico dell' Arte